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Export e ricerca: incentivi a doppia leva

di Carmine Fotina

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27 Gennaio 2010

Quasi un bivio: da una parte il rilancio, dall'altra una velenosa coda della crisi. Giunta all'incrocio decisivo, l'industria manifatturiera si interroga sulle strategie per ripartire, sapendo che la pagina più nera è già archiviata ma la ripresa è ancora instabile. Un giorno si decolla, l'altro si atterra, aggrappandosi alle previsioni più ottimistiche per poi imporsi, a breve distanza, rigorosa cautela quando dagli uffici studi giungono dati meno rosei. Anche per questo, di fronte a un 2010 pieno di incognite, il dibattito in corso sui possibili incentivi ai settori industriali assurge a simbolo di un tessuto imprenditoriale pronto a ripartire, ma non sempre (o non ancora) solo sulle proprie gambe.

Nei giorni convulsi in cui il governo mette a punto il menu di sostegni ai consumi, arrivano i primi poco entusiasmanti preconsuntivi e si sfogliano con preoccupazione portafogli ordini ancora magri. Ci sono aziende più fortunate o attrezzate – già attive in settori ad alta innovazione o presenti in mercati di sbocco meno asfittici – che si sono rimesse in pista da sole. Molte altre guardano al miraggio di nuovi incentivi che, oltre all'auto e agli elettrodomestici – cuore del decreto sviluppo dello scorso anno – restituiscano ossigeno alla meccanica, al tessile, all'informatica, all'edilizia e addirittura alla nautica che prova a scrollarsi di dosso l'etichetta di oasi del lusso. Supportare i consumi interni, far ripartire l'export e sostenere l'innovazione: queste le priorità segnalate dalle aziende.

Il ministero dello Sviluppo economico ha raccolto nelle ultime settimane le istanze dell'intero mondo produttivo giungendo, a simulazioni fatte, a un'ipotetica cifra di 1,9 miliardi come "fabbisogno" complessivo. Si è poi ragionato su un intervento più contenuto, tra 1 e 1,2 miliardi, salvo ritrovarsi di fronte (almeno per ora) a una reale disponibilità di circa la metà. Molto meno di quanto il governo mise a disposizione lo scorso anno. Da qui le preoccupazioni diffuse del sistema industriale. A cominciare dalla Fiat, che l'anno scorso fece la parte del leone nella ripartizione degli aiuti. Ma, ancora di più, da parte di tutti quei settori che rischiano di essere tagliati fuori da una torta che potrebbe rivelarsi troppo piccola. A temere un pesante contraccolpo, senza sostegni, sono due settori già entrati nel decreto dello scorso anno (elettrodomestici e mobili) e diverse possibili "new entry".

Il preconsuntivo delle aziende dell'elettrotecnica segna un fatturato 2009 in calo del 23% mentre l'elettronica perde il 7 per cento. E di ripresa in vista, per ora, non si osa parlare visto che gli ordini sono in calo, rispettivamente, del 21 e 15 per cento. Incentivi mirati, secondo la federazione Anie, raddrizzerebbero la barra dando al contempo una buona mano al risparmio energetico: la detrazione fiscale del 20% su nuove tipologie di motori a inverter garantirebbe un taglio tra 2 e 6 terawattora l'anno. A beneficiare, ma con somma delusione, degli incentivi 2009 è stata anche l'industria dell'arredamento. Gli aiuti furono vincolati alle ristrutturazioni edilizie – ricorda Federlegno-arredo – e alla fine ad usufruirne sono state poche centinaia di persone. Il bilancio del settore segna un pesante -20% in termini di fatturato e per ridare smalto agli ordini ora si punta tutto su un nuovo bonus, svincolato dalle ristrutturazioni ma agganciato all'acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie.

Il dibattito è quantomai aperto. Per il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli, è giusto pensare a nuovi incentivi per la rottamazione auto ma gli aiuti «vanno giustamente calibrati con gli altri settori» in lizza. Che forse non sono mai stati numerosi come quest'anno, perché l'aumento dei disoccupati può tradursi in calo del reddito disponibile delle famiglie, maggiore propensione al risparmio e quindi appiattimento dei consumi. Smi (Sistema moda Italia) calcola in 10 miliardi il calo di fatturato registrato nel 2009 e in prospettiva intravede un andamento a due facce: meglio il tessile dell'abbigliamento, ma in entrambi i casi senza veri sussulti. La filiera della moda spera di aprirsi un varco nel provvedimento sviluppo con un credito di imposta finalizzato alle spese in ricerca immateriale effettuate su campionari e collezioni oppure con agevolazioni sui costi energetici.

Anche per le macchine industriali ci si aspetta un possibile bonus nel decreto sviluppo. I produttori di macchine agricole hanno sofferto il crollo dell'export da cui realizzano tre quarti del fatturato e ora aspettano come un toccasana la rottamazione dei macchinari con oltre 10 anni di età per l'acquisto di modelli innovativi. Sulla stessa lunghezza d'onda i costruttori di macchine utensili, che rilanciano «sulla proroga a tutto il 2010 della Tremonti ter». C'è chi invece – i produttori di veicoli industriali e rimorchi – dopo i tentativi falliti nel passato, punta ad entrare per la prima volta tra i beni agevolabili della Tremonti ter, sperando poi, ovviamente, nella sua proroga.

  CONTINUA ...»

27 Gennaio 2010
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